Introiezione è un termine di origine psicoanalitica, con il quale si intende quel processo inconscio, per cui l’Io incamera e fa proprie le rappresentazioni mentali, relative ad un oggetto esterno e/o a parti di esso. Così, le pulsioni di vita e di morte sono spostate dall’oggetto alla sua rappresentazione mentale e l’Io può stabilire, al proprio interno, una relazione sostitutiva con questo oggetto introiettato.
Questo termine è in stretta relazione con quello di proiezione, poiché con esso condivide il fatto di essere tra i primi meccanismi che regolano i rapporti del soggetto, ma anche la valenza di meccanismo di difesa, anche se il primo ha un ruolo importantissimo nel processo di strutturazione della psiche. Infatti, il processo di formazione del Super-Io avviene proprio attraverso la messa in atto del meccanismo dell’introiezione: il bambino, per evitare la frustrazione, può introiettare le figure parentali, assumendone i valori, i codici, ecc. Ne è testimonianza il fatto che, pur col progressivo venir meno della dipendenza dai genitori, non cessa il timore della punizione.
Il termine fu coniato dallo psicoanalista ungherese Sándor Ferenczi, nel 1909, per descrivere i processi mentali del paziente nevrotico rispetto a quelli del soggetto paranoico: mentre quest’ultimo, tramite la proiezione, disconosce ed espelle da sé aspetti personali vissuti come angosciosi o insopportabili, il nevrotico cerca di risolvere i conflitti con il mondo esterno, portandone frammenti all’interno di sé, ossia immaginando di essere egli stesso o di avere quella caratteristica, pensiero o intenzione.
Sigmund Freud integrò questa teorizzazione nella sua, anche se continuò ad usare il termine introiezione come sinonimo di
I concetti di proiezione ed introiezione furono fondamentali anche nella formulazione teorica di Melanie Klein, la quale definì quest’ultima come la primitiva operazione che il bambino compie verso il seno materno, al fine di creare un oggetto buono dentro di sé, perché solo con tale fantasmatica presenza si può costituire il nucleo dell’Io, attorno al quale compiere l’integrazione. Quindi, in questa sua concezione, l’introiezione sarebbe un meccanismo di difesa fondamentale perché permette al bambino di gestire l’angoscia di separazione (giacché egli ha con sé la madre introiettata) e di facilitare il raggiungimento della sua autonomia.incorporazione. L’assunto freudiano, infatti, si basava sull’ipotesi che i modelli mentali di base, come l’introiezione e la proiezione, fossero paralleli ai modelli di base del funzionamento corporeo, ovvero l’incorporazione e l’escrezione, sottolineando, così, la stretta relazione simbolica tra alimentazione, rapporto con gli altri e costruzione della personalità.
Anna Freud, invece, ipotizzò che l’introiezione avvenisse solo dopo la differenziazione dell’Io dal mondo esterno, la quale avverrebbe attraverso una sua azione reciproca con la proiezione, per cui il bambino può trovare nell’ambiente circostante una confutazione alle proprie paure e, contemporaneamente, alleviare la propria angoscia, introiettando i suoi oggetti reali buoni.
Bibliografia:
(A cura della dottoressa Alice Fusella)
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