Le più utilizzate sono le sue teorie su una forma intrusiva di identificazione proiettiva, di bidimensionalità autistica e di quello che definì il “conflitto estetico” all’inizio della vita.
Formazione, carriera e influenza
Donald Meltzer (1922-2004), è nato nel New Jersey, Stati Uniti, e ha studiato medicina alla Yale University e successivamente all’Albert Einstein College di New York.
Completò il suo addestramento psichiatrico a St. Louis, nel Missouri, e decise di entrare nella psichiatria infantile e perseguire il suo interesse per le idee di Melanie Klein.
Nel 1954 ottenne un incarico a Londra grazie all’aeronautica americana per la quale lavorò come psichiatra infantile. Iniziò un’analisi personale con la Klein e poco dopo abbandonò il servizio militare per insegnare presso la British Psychoanalytical Society.
I suoi casi con adulti erano supervisionati da Hanna Segal e Herbert Rosenfeld, e ha continuato a formarsi come analista infantile, una combinazione più frequentemente intrapresa in quel periodo da giovani analisti rispetto ad oggi.
I suoi casi su minori furono invece supervisionati da Betty Joseph, Esther Bick e Hanna Segal. Successivamente fu molto influenzato dalle amicizie con Roger Money-Kyrle e Wilfred Bion.
Nutrito dalla ricchezza del pensiero analitico della British Society negli anni ’50 e ’60, divenne un analista e supervisore, sviluppando anche legami stretti con gli psicoterapeuti infantili che si erano formati presso la Tavistock clinick.
Significativo per lui fu anche la sua appartenenza al gruppo Imago, che ha riunito illustri storici dell’arte, filosofi e psicoanalisti, che gli ha permesso di approfondire il suo interesse per l’esperienza estetica.
I suoi scritti psicoanalitici sono ampi e hanno portato ad un interesse mondiale per le sue idee. Ciò gli ha fornito molte opportunità di viaggiare e insegnare all’estero.
Dopo la rottura della sua relazione con la British Society nei primi anni ’80, ha continuato a vivere e praticare la sua professione a Oxford. Le sue idee erano particolarmente apprezzate in Sud America e in Europa.
Mantenne anche i suoi legami con gli psicoterapeuti infantili attraverso la sua terza moglie, Martha Harris, che dirigeva un corso di psicoterapia infantile presso la Tavistock Clinic di Londra.
Cenni alla relazione analitica
Nel suo primo libro, “The psychoanalytical Process” (1967), Donald Meltzer segnalò il suo particolare interesse per la descrizione clinica dell’evoluzione e delle vicissitudini della relazione analitica.
Era intransigente nel suo focalizzarsi sul mondo interiore del paziente e sul primato della realtà psichica.
Nei suoi libri successivi, “Explorations in Autism” (1975) e “The Claustrum” (1992), vengono esplorati in modo dettagliato fenomeni clinici specifici.
Il libro sull’autismo è stato il primo di un numero che ha pubblicato insieme ad altri, e il suo ruolo di teorico che lavora con colleghi clinici è una caratteristica notevole del suo modo di sviluppare le sue idee.
Le sue idee più influenti includono alcune che sono ampiamente riconosciute e altre molto dibattute.
Il suo primo saggio straordinariamente originale, “The relation of anal masturbation to projective identification” (1965), delineava una visione di una forma intrusiva di identificazione proiettiva che era collegata ad un fallimento dello sviluppo autentico e della conseguente confusione dell’identità.
Queste idee furono completamente rivisitate in “The Claustrum”; all’interno di tale opera elaborò la sua comprensione del funzionamento delle forze anti-evolutive nella mente, delineando caratteristiche di una personalità basata su questo evitamento della consapevolezza di dipendenza dall’oggetto.
Questa teoria presenta ovvi collegamenti con la visione di Rosenfeld delle relazioni oggettuali narcisistiche anti-libidiche e con i “ritiri psichici” di Steiner.
A questi si aggiunsero altri contributi, come ad esempio la descrizione dello smantellamento del “senso comune” (Bion), la qualità bidimensionale della relazione, l’attaccamento alle superfici (identificazione adesiva) e così via.
Il conflitto estetico
Nel suo lavoro successivo, Meltzer divenne più interessato all’osservazione infantile per la comprensione del primo sviluppo mentale e anche alla funzione della famiglia.
Il documento scritto per l’UNESCO, “Un modello psicoanalitico del bambino in famiglia nella comunità” (Meltzer e Harris, 1976), ha focalizzato l’attenzione sull’impatto delle qualità della coppia genitoriale come modalità di contenimento, ma ha dato anche importanza al contesto sociale per lo sviluppo potenziale dei bambini.
Gli anni di viaggi e insegnamenti congiunti con Martha Harris sono stati anche il fondamento delle sue formulazioni sulla prima infanzia, in cui il “conflitto estetico”, cioè l’impatto sul bambino di incontrare la “bellezza e il mistero” della madre, fu posto all’inizio della vita; questa formulazione lo portò a ritenere che i fenomeni schizo-paranoidi teorizzati dalla Klein non fossero altro che un ritiro difensivo dal conflitto estetico.
Forse la visione contemporanea sarebbe che le sottili variazioni nelle forme delle relazioni madre-bambino sono così numerosi che queste idee non sono alternative ma possono avere una centralità differenziale e venire alla ribalta in momenti diversi nel singolo caso.
La psicoanalisi come arte
L’enfasi di Meltzer sulla dimensione estetica della vita, del lavoro e della comprensione psicoanalitica è comunque un filo unificante nella sua scrittura. È già evidente nel suo primo libro che, nonostante la sua formazione medica e teorica, il suo cuore si trova nella concezione della psicoanalisi come arte.
La sua avversione per la complessità disordinata delle istituzioni e della politica potrebbe essere vista come un’altra dimensione di questo atteggiamento.
Per lui, la creatività individuale è sempre stata importante. I suoi libri, che prestano poca attenzione esplicita ad altri scrittori psicoanalitici (ad eccezione della Klein), hanno la loro vita nell’atmosfera della stanza di consultazione e nel vasto panorama delle idee psicoanalitiche che ha apprezzato.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro