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Psicoanalisi infantile: il contributo di Donald Winnicott

Donald Woods Winnicott era un pediatra e fu tra i primi a formarsi in psicoanalisi alla fine degli anni ’20.

Il suo contributo all’evoluzione della psicoanalisi costituisce uno spostamento significativo dalla teoria classica freudiana.

Dal 1945 in poi, dopo discussioni controverse, i lavori scientifici di Winnicott forgiarono un particolare approccio psicoanalitico associato alla Tradizione degli Indipendenti.

Gli Indipendenti erano un gruppo di psicoanalisti composto da Ernest Jones, Donald Winnicott, Ronald Fairbairn, Ignacio Matte Blanco ed Edward Glover.

Mentre l’attenzione di Freud era focalizzata sulla psicologia della sessualità e sul complesso di Edipo, il focus di Winnicott ha evidenziato l’inizio stesso della vita in quanto le sue scoperte cliniche psicoanalitiche hanno illuminato il significato del ruolo genitoriale nelle prime relazioni oggettuali.

Quindi, al centro del contributo di Winnicott vi è la relazione genitore-bambino. Diversi autori hanno suggerito che il dialogo di Winnicott con il concomitante sviluppo kleiniano, ha acuito le sue idee e di conseguenza il risultato del lavoro della sua vita potrebbe essere visto come un cambiamento paradigmatico nel contesto della psicologia.

Il precedente lavoro di Marjorie Brierley, che ha sottolineato che la tecnica psicoanalitica dovrebbe seguire il “filo di Arianna del transfert affettivo”, anticipa il concetto di ambiente di Winnicott, setting individuale e controtransfert.

Gli scritti di Winnicott sono costituiti da articoli scientifici, recensioni, articoli di riviste e corrispondenza.

La sua prima pubblicazione, nel 1931, “Clinical Notes on Disorders of Childhood” fu prodotta come una serie di insegnamenti pratici per i pediatri.

All’epoca di quella pubblicazione, Winnicott era in procinto di frequentare la formazione analitica a Londra ed era stato in analisi con James Strachey dal 1923.

Si è qualificato come psicoanalista per adulti nel 1934 ed un anno più tardi fu il primo psicoanalista uomo per bambini.

Per i successivi tre decenni, Winnicott ha lavorato come analista in uno studio privato, con bambini e adulti, insieme al suo lavoro di pediatra.

Era particolarmente noto per la sua clinica pediatrica al Paddington Green Hospital a West London.

Di conseguenza, il contributo di Winnicott all’evoluzione della psicoanalisi è stato modellato dal suo profondo coinvolgimento con le famiglie, in particolare i bambini e le loro madri, insieme alla sua esperienza di analisi personale.

Infatti, scrisse, era solo attraverso la sua esperienza di essere in analisi che era in grado di vedere il bambino come un essere umano.

Winnicott si riferiva a come l’esperienza dell’essere in analisi stimola il paziente ad accedere a stati mentali infantili profondi.

L’impostazione analitica facilita questa risposta. Il lavoro di Winnicott è stato identificato come una matrice teoria con tre distinte fasi, ciascuna delle quali segna un importante risultato teorico:

  • Prima fase (1934-1944): il setting ambientale-individuale;
  • Seconda fase (1945-1960): fenomeni transitori;
  • Terza fase (1960-1971): l’uso di un oggetto

I primi articoli scientifici di Winnicott mettono in discussione la condizione umana e cosa significa essere un soggetto.

Chiese:, “che cosa rende la vita degna di essere vissuta?”, e ha dimostrato che la psicoanalisi era uno studio della natura umana ed un metodo terapeutico.

Al centro della matrice teorica di Winnicott vi è il concetto di un senso di sé che potrebbe evolversi solo nel contesto di un ambiente che facilita, cioè la relazione genitore-bambino.

Ogni grande progresso teorico costituisce un concetto globale che sostiene l’evoluzione del suo pensiero.

L’ambiente individuale

La realizzazione di Winnicott, nel 1942, che “non esiste una cosa come un bambino”, ha evidenziato il fatto che non è possibile vedere un individuo senza tener conto della profonda influenza psichica dei genitori.

Questa osservazione si basava sul riconoscimento di Freud del transfert come manifestazione della trasmissione psichica legata alla prima storia psichica del bambino.

A causa della dipendenza del bambino dall’oggetto, il suo senso dell’io in evoluzione incorporava inevitabilmente le trasmissioni emotive dei genitori.

Fenomeni transizionali

Questo è un concetto che spiega le dinamiche inter/intrapsichice del viaggio del soggetto verso la capacità di distinguere il Me dal Non-me, cioè la capacità di simbolizzare.

L’uso, da parte del bambino, di un oggetto transizionale, suggeriva Winnicott, era il modo in cui il bambino elaborava come separare e sviluppare un senso autonomo di sé, sebbene fondato sull’internalizzazione della cura da parte della madre e degli altri.

L’uso di un oggetto

La capacità di pensare simbolicamente significa che il soggetto può usare l’oggetto. Per Winnicott ciò significava che l’oggetto era sopravvissuto alle intense comunicazioni istintive del bambino.

E’ stato suggerito che questa teoria sia la teoria finale sull’aggressività di Winnicott che offre un modo alternativo di comprendere il destino dell’aggressività umana senza ricorrere alla nozione di un istinto di morte.

Volendo concludere, l’eredità scientifica di Winnicott continua ad essere realizzata e, secondo una recente revisione della letteratura, esistono 15.642 articoli in cui viene citata la sua opera.

Pertanto il suo contributo costituisce uno sviluppo importante nella psicoanalisi riconosciuto su scala internazionale.

Oltre al suo contributo scientifico alla psicoanalisi, all’analisi dei bambini e anche oltre, va anche ricordato che era un membro devoto e coscienzioso della Società Psicoanalitica britannica e presidiava in molte commissioni.

 

A cura della Dottoressa Giorgia Lauro

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