In questi utlimi giorni ci siamo soffermati parecchio sul linguaggio del corpo, i movimenti e gesti istintivi che facciamo quando intratteniamo una conversazione insieme a tutto ciò che racchiude la cinesica. In questo articolo, invece, proveremo ad analizzare insieme quella che è la prossemica. Da non confondere con la precedente, questa disciplina studia sì, il linguaggio ed i gesti del corpo, ma si concentra maggiormente sull’aspetto della distanza interpersonale e sul comportamento reattivo ad un fatto scatenante.
Se, ad esempio, almeno una volta nella vita vi siete sentiti fisicamente troppo vicini a qualcuno senza ragione, ad esempio durante una conversazione (o anche solo in luoghi pubblici come al supermercato, alle poste, o in fila allo sportello) ed avete sentito il bisogno tempestivo di allontanarvi un po’, avete vissuto un problema di prossemica. Facciamo un esempio molto semplice: immaginate di ritrovarvi in una piazza semi deserta ed aspettare qualcuno. Ad un certo punto, una persona che non conoscete, si mette proprio di fianco a voi a fare qualsiasi cosa; mangiare un gelato, parlare al telefono, o anche solo attendere anche lei. Quella persona non ha niente di preoccupante, ma, inevitabilmente, visto tutto lo spazio a disposizione vi semberà davvero strano che si venga a posizionare proprio accanto a voi!
Un altro episodio potrebbe verificarsi dal dottore; immaginate di ritrovarvi ad attendere il vostro turno con tante sedie vuote e che l’ultimo entrato si venga a sedere proprio appiccicato a voi. Insomma, crediamo di aver reso l’idea del disagio palpabile che si prova in questi casi; d’ora in poi, quell’istinto di allontanamento, saprete chiamarsi prossemico.
L’antropologo (ossia proprio colui che studia il comportamento umano) che, in seguito, diede il nome alla scienza, si chiama Edward T. Hall. Egli teorizzò che ogni essere vivente che si muove nello spazio occupa 4 possibili zone rappresentate da cerchi concentrici immaginari; come quelli creati dalla caduta di una goccia d’acqua, per intenderci. Ognugna di queste quattro zone prende un nome diverso a seconda di quanto è vicina al soggetto e, a cominciare dalla più lontana, si chiamano “zona pubblica“, “zona sociale“, “zona personale” e “zona intima“.
Crediamo non servano altre spiegazioni tali a far capire che più ad una persona è concesso di avvicinarsi ed “attraversare” le vostre zone, maggiore è la conoscenza ed il rapporto che abbiamo con lei. Con il vostro partner, ad esempio, non vi semberà strano rimanere a qualche centimetro di distanza; con uno sconosciuito, invece, abbastanza!
La zona intima, per capirci meglio, è quella che non supera la distanza del nostro braccio allungato con il gomito poggiato al corpo. La “personale”, invece, corrisponde al braccio disteso del tutto; quella sociale, poi, è quella in cui non è contemplato alcun contatto fisico; idealmente si immagina come lo spazio di due persone con le braccia distese davanti a sè che non arrivano a toccarsi. La zona pubblica, infine, è proprio quella in cui si presenta un’enfatizzazione dei movimenti e del tono di voce perchè, in un certo senso, si è abbastanza lontani da vedersi e sentirsi bene.
La cosa interessante è che ognuno di noi ha la preferenza su una di queste 4 zone; c’è chi si sente a proprio agio solo a stretto contatto con l’altra persona e chi, al contrario, preferisce mantenere le distanze o semplicemente sente di aver bisogno di più spazio per comunicare. In questo caso, in base a quanto il nostro interlocutore si avvicina a noi, sarà semplice capire se desidera instaurare un contatto più o meno intimo e personale. Come capire qual è la zona preferenziale di una persona? Chiedetele di avvicnarsi; il punto dove si fermerà sarà fondamentale per capire qual’è il suo spazio prossemico.
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