Nello scorso articolo, ci siamo soffermati sull‘interpretazione dei sogni; abbiamo analizzato in cosa consiste essa secondo Freud, il grande padre della psicanalisi; e qual è, invece, la teoria oppositrice di Jung, un altro noto medico specializzato in psicologia. Oggi, invece, una volta esaminato brevemente il concetto nella sua generalità, proveremo a concentrarci su una tipologia di sogni ben specifica; quella dei sogni premonitori. Essi, apparentemente, riguardano degli eventi con immagini e situazioni che, alcune volte, si presentano allo stesso modo nella realtà. Il sogno premonitore, infatti, per antonomasia è quello che “prevede il futuro“.
La teoria dei sogni premonitori da Freud ai giorni nostri
Ed è qui che ci ricolleghiamo a Gustav Jung; egli, infatti, come accennavamo poc’anzi, non solo fu il primo ad andare contro Freud e la sua teoria riguardante i sogni; ma si cimentò anche ad analizzare il sogno premonitore nella speranza di trovarvi una spiegazione logica e ragionevole. Egli fece una differenza tra piccoli sogni, ovvero quelli insignificanti di cui non ricordiamo niente quando ci svegliamo, e grandi sogni che, al contrario, gli sembrava fossero determinanti a capire alcuni eventi riguardanti il futuro. Freud, contemporaneamente, anche in questo caso si dichiarò fortemente estraneo a quetso modo di pensare poichè secondo lui, semplicemente, non esisteva questa tipologia di sogno. Per egli, infatti, si trattava solo di pura coincidenza.
Qualche anno dopo, anche il filosofo Robert Todd Carroll iniziò i suoi studi in merito a questo campo e con grande stupore si avvicinò molto alla teoria di Freud; egli spiegò, infatti, che nel mondo siamo oltre 7 miliardi (8 dal 15 novembre 2022) e che, in media, ognuno di noi fa circa 5 sogni a notte; dunque, in questo caso, nel momento in cui qualcuno sogna degli episodi che poi si avverano si tratta, effettivamente, pura casualità.
Inoltre, una considerazione da fare è quella che sottolinea che spesso i sogni si ricordano con difficoltà; di conseguenza capita spesso che, qualora dovessimo pensare di vivere una situazione sognata già in precedenza, il nostro cervello, in maniera del tutto inconsapevole ed in buona fede, tenderebbe ad adattarlo ad un sogno che abbiamo fatto molto simile a quell’evento; anche se, di fatto, alla fine, non si trattava proprio degli stessi avvenimenti.